Tra gli intellettuali pugliesi dei primi del ‘900 Tommaso Fiore fu di sicuro quello che più si dedicò alla descrizione della sua regione, dei suoi problemi concreti e del carattere della sua gente. Nato ad Altamura nel 1884, fu grande politico e umanista, convinto fautore del meridionalismo e perseguitato per la sua militanza antifascista. Unendo il proprio impegno politico a quello letterario, nel 1952 pubblicò con il titolo di «Un popolo di formiche» la sua corrispondenza epistolare con Pietro Gobetti, finalizzata ad alimentare la discussione sui problemi del Mezzogiorno e della classe contadina. Infatti, durante la prima guerra mondiale, la vita sul fronte a contatto con i contadini, aveva alimentato in lui la convinzione che proprio nel loro spirito solidale e nella loro propensione al lavoro erano riposte le risorse per la crescita economica e politica della Puglia. Una tesi confermata dai successivi viaggi nella sua terra d’origine. Terra di un popolo tenace e laborioso, proprio come le formiche, che estraendo le pietre dai campi e allineandole una sull’altra è riuscito a trasformare l’ostile natura della murgia in un mondo di incomparabile bellezza.
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